Diplomato alla Bottega Teatrale di Firenze dove ha avuto come maestri Orazio Costa, Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi. Nella sua attività teatrale ha affrontato un vasto repertorio di autori, alternando ai numerosi personaggi shakespeariani interpretati, classici greci ed opere di drammaturgia contemporanea italiana e straniera, partecipando, ad oggi, ad oltre settanta spettacoli prodotti dai maggiori teatri pubblici e privati italiani.
E’ stato diretto tra gli altri da Vittorio Gassman, Luca Ronconi, Marco Tullio Giordana, Roberto Andò, Andrea De Rosa, Pietro Carriglio, Gabriele Lavia, Giuseppe Patroni Griffi, Mario Missiroli, Gianfranco De Bosio, Glauco Mauri, Piero Maccarinelli, Memè Perlini, Walter Pagliaro, Werner Schroeter, Saverio Marconi, Mauro Avogadro, Massimo Luconi, Cesare Lievi, Luca De Fusco, Leo Muscato, Antonio Calenda, Marco Sciaccaluga, Andreé Ruth Shammah, Pascal Rambert.
Tra i numerosi ruoli interpretati spiccano Amleto, Antonio in Antonio e Cleopatra, Macbeth, Alexander Herzen ne La sponda dell’utopia, Oreste nell’Orestea di Euripide, Guglielmo da Baskerville nella riduzione teatrale de Il nome della rosa; il Maestro ne I promessi sposi alla prova di Giovanni Testori, Galileo Galilei in Processo Galileo di Sinisi-De Mattè.
Ha diretto lo spettacolo Moby Dick da H. Melville, con Franco Branciaroli al Teatro Romano di Verona.
Per il cinema e la televisione è stato diretto tra gli altri da Marco Bellocchio, Gianni Amelio, Gianluca Tavarelli, Luigi Perelli, Andrea Segre, Charles Sturridge, Rachid Benhadj, Lucio Pellegrini.
Tre volte candidato ai premi Ubu e tre ai premi Olimpici e Le Maschere del Teatro Italiano, ha ricevuto il Premio Randone nel 1999, Premio della critica teatrale nel 2002, l’Eschilo d’oro nel 2008, il Premio Veretium nel 2012, il Premio Franco Enriquez nel 2018.
Dal gennaio 2011 all’agosto 2015 ha diretto il Festival della Versiliana.
Qui alcune critiche delle sue interpretazioni:
Macbeth
“La magnifica interpretazione di Luca Lazzareschi che va annoverato a buon diritto tra i maggiori Macbeth continentali”.
“Straordinario Luca Lazzareschi, che sceglie di essere solo il Macbeth tormentato, crudele e disperato, mettendo in sordina l’iniziale spavalderia del grande guerriero vittorioso”
Roberto Mussapi – L’Avvenire
Antonio e Cleopatra
“Infine c’è l’impressionante prova attorale di Luca Lazzareschi che si rivela il più alto interprete shakespeariano degli ultimi anni. Lo si era visto eccellente Amleto con Carriglio, poi poderoso Herzen in The Coast of Utopia di Stoppard, ma questo suo Antonio lascia un segno definitivo: nel monologo della vergogna tocca livelli lancinanti, probabilmente superiori a quelli del miglior Gassman”
Renato Palazzi, Il Sole
“Uno spettacolo recitato in modo grandioso da Luca Lazzareschi, straziante nel monologo finale del quarto atto.”
Franco Cordelli, Corriere della Sera
“È possente, dotato di mezzi vocali straordinari, l’Antonio di Luca Lazzareschi, attualmente il nostro più bravo attore shakespeariano.”
Domenico Rigotti, L’ Avvenire
“Luca Lazzareschi, soprattutto nel secondo atto, fa pensare al crepuscolo di Marlon Brando nella sua interpretazione di un Marco Antonio dall’incedere incerto e sempre più preda della sua disperata follia.”
The Coast of Utopia
“Ma a reggere il peso di gran parte dello spettacolo è il poderoso exploit interpretativo di Luca Lazzareschi che – alle prese con la figura di Herzen, con i suoi densi monologhi, con le sue accese argomentazioni – compie anche un immane sforzo fisico e mnemonico, al quale è doveroso rendere omaggio.”
Renato Palazzi, Il Sole
Cloture de l’amour
“A dir poco strepitosa la prova di Luca Lazzareschi e di Anna Della Rosa che riescono ad imprimere al loro eloquio una velocità che stordisce, arresti improvvisi e una ricchezza di colori che abbaglia.
Una stupenda prova d’attore in uno spettacolo guidato con maestria da Pascal Rambert.”
Superbo, inesorabile Luca Lazzareschi a mettere in gioco con urtante furore un attacco linguistico all’arma bianca.”
Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica
“La strepitosa prova di Lazzareschi e Della Rosa che sfoggiano virtù quasi acrobatiche nell’inerpicarsi sulle ripide architetture verbali ordite dall’autore e bravissimi anche nel riempire i loro interminabili momenti di silenzio, rendendoli eloquenti con lievi variazione della postura e brevi momenti di avvicinamento, senza mai arrivare a toccarsi. Entrambi affrontano i febbrili costrutti poetici del testo con sorprendenti variazioni ritmiche, ardite accellerazioni e affannosi ripensamenti, lui mettendoci una foga lucidamente delirante, una spietatezza amara, impotente.
“Renato Palazzi, Il Sole
Rain Man
“Non ci sarà un Oscar in arrivo per il bravissimo Luca Lazzareschi, ma il premio gli arriva dagli applausi (ovazione finale) degli spettatori. prosciugato da ogni orpello mattatoriale, da ogni esasperazione naturalistica, registrato il suo Raymond con una verità che ti colpisce fin dalla sua prima e silenziosa apparizione. Ogni gesto, frutto di uno studio meditatissimo. Un dinamismo mimico, il suo, non artificiale ma che pare sorgere dalle piege più sotterranee del candore della sua anima.”
Domenico Rigotti, L’Avvenire
“Un grande, magnetico Luca Lazzareschi che espime con stupefacente virtuosismo la sensibilità malata di Raymond”
Enrico Groppali, Il Giornale
Amleto
“Un Amleto malato di itelligenza, è questo attore di singolari capacità espressive, dotato come nessun’altro di un’introspezione ai limiti della paranoia che da oggi rientra a pieni voti nella ristretta cerchia dei mattatori del teatro italiano.”
Enrico Groppali, Il Giornale
“Ora il pallido principe di Danimarca trova corpo e voce in un artista che, forse, lo attendeva da tempo: Luca Lazzareschi, attore che sa valorizzare la Parola, capace di maturare i dilemmi e gli strazi del ruolo in anni e anni di scena, dentro pelli diverse, ma con inalterata intensità.”
Rita Sala, Il Messaggero
I Promessi Sposi alla Prova
“Luca Lazzareschi, nella parte del maestro ed in quella di Don Abbondio, di fra Cristoforo, mostra la fascinazione della parola, la sua necessaria ostensione, usa con destrezza la bacchetta magica verbale, stimola, punzecchia, quanto il tafano evocato dal Socrate di Platone. E ancora di più mostra il risultato della sua generosità scenica, mostra tutta la fatica del vieux roi del teatro francese, e scava nel profondo dell’abisso nietzsheiano la vocalità dell’innominato, incatramata, ma terribilmente vera e vicina, quanto la porpia giugulare.”